Recensione di Giovanni Proietta, pubblicata su “Esercizi di stile”
“Iniziamo, in barba alle convenzioni, dalla fine: un’automobile che esplode davanti al Quirinale. Obiettivo? Far saltare in aria un mondo che “fa schifo. E questo lo sanno tutti, ma nessuno se ne cura”. Tutto il resto del romanzo è dedicato a domandarsi il perché. Alberto è un giovane rampante ma buono, Andrea un deejay diplomato nell’arte della ninfomania, Livia è bellissima ma non uscirà indenne dalla storia perché la realtà, avvolta nelle sue contraddizioni le cadrà addosso, pesante, poco prima dell’esplosione; Vincenzo invece è un incendiario di professione. Una squadra perfetta, animata dalla precarietà permanente. Le loro vite provvisorie si “infrangono contro un muro di merda”, dove non c’è spazio nemmeno per il presente e il futuro è un’utopia solo secondaria. Non c’è nulla, però, della becera riflessione politica di marca sessantottesca nelle parole di Giuseppe Truini, alla prima prova per la casa editrice romana Ensemble Edizioni: le sue parole piuttosto suonano ordinate e precise, la sua prosa si mostra pulita, il ritmo tende a scorrere ininterrotto fino all’ultima pagina. […]
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