Alla vigilia del provvedimento Gelmini (ringrazio Gianluca per la puntualizzazione), si presentava una scuola in bilico, figlia di anni di riforme sgangherate, inutili e politiche, all’insegna del recupero a tutti i costi, nella quale l’obiettivo non era più l’educazione bensì il titolo di studi.
In questo mondo arriva un provvedimento dell’attuale governo, un provvedimento che, come i suoi innumerevoli predecessori, crede di risolvere tutti i problemi della scuola con il solito annuncio da cartellone, adatto forse più alle pagine del Corriere della Sera che ad una realtà seriamente desiderosa di migliorare.
“Con un 5 niente maturità”; benissimo, forse nel mondo platonico delle idee, ma non dove, per anni e anni il motto è stato “Con un 5 maturità certa”; ed è così che, la stessa situazione vista senza le lenti rosee della precedente legge in merito, appare tragicamente ed “improvvisamente cambiata”. Mi permetto di dissentire, di aprire gli occhi a molti che sembrano voler rimanere chiusi nelle loro idee, io credo che nulla sia cambiato, che gli studenti, seduti nei banchi siano sempre gli stessi e che altrettanto valga per i voti. L’atteggiamento che si sta creando in questo periodo a scuola, mi dispiace dirlo, profuma tanto di ipocrisia.
Voglio capire i poveri insegnanti ( detto senza alcuna ironia), che si trovano costretti, avendo la via sbarrata da questo provvedimento, a dover ragionare e valutare secondo le regole della precedento riforma, costretti da una logica che non sta più in piedi. Dov’è l’ipocrisia? Nel non ammettere questo, nel pronunciare forzature del tipo: “Dovete studiare di più!”- a mio parere ridicole. Come si fa a pretendere negli ultimi due mesi del quinto un recupero di lacune accumulate negli anni, quando fino a ieri la scuola, grazie agli obietivi minimi, ha permesso alle stesse persone che dovrebbero recuperare, di andare avanti?
“Bisogna che tutto cambi perchè tutto rimanga com’è”
Il Gattopardo
Giovanni Proietta